La valigia di cartone
Mi sono sempre chiesta che fine fanno tutte le cose che non diciamo.
Tutte le frasi che non abbiamo mai detto, quei messaggi che vorresti inviare, che scrivi e sei li li per farlo, ma non invii mai.
Quei “ti voglio bene” o “ti amo” che vorresti gridare in faccia, ma non puoi o non hai il coraggio di dire. Quella parolina fragile che si chiama “grazie” e che molte volte ci dimentichiamo di dire alle persone importanti, o gli “scusa” che non usciranno mai. Si, “scusa” penso sia la parola più difficile da dire insieme a “grazie”.
Quelle canzoni che vorresti dedicare, quelle parole che in realtà ha scritto qualcun altro al posto tuo, ma che tu senti tue al massimo.
Quel “non vedevo l’ora di vederti” o il “come stai?” che la nostra bocca non pronuncia ma che gridiamo con gli occhi, e a volte non basta….
Dove finiscono? Dove le mettiamo? È possibile che la nostra testa che ragiona ogni secondo della nostra vita, butti tutto questo nel cestino? Non ci credo.
Quindi ho pensato che tutte queste frasi, queste parole, questi “stati” della nostra vita li mettiamo nella nostra valigia di cartone, che con il passare del tempo diventa sempre più pesante, ce la trasciniamo, e ogni tanto tra un volo e l’altro, quando arriviamo al check in del nostro “viaggio” la signorina molto gentilmente ci dice “mi scusi ma ha superato i 20kg, o toglie qualcosa o paga la differenza” e in quel momento o ci alleggeriamo di tutte quelle
parole pesanti, oppure in preda al panico paghiamo la differenza.
Anche se il costo è alto, anche se ci costa perdere persone, perdere momenti, ribaltarci completamente.
Non so se è meglio pagare o alleggerirsi, penso solo che sarebbe meglio avere un trolley, uno di quelli rigidi, con le ruote robuste, così avrei il tempo per pensare al da farsi.
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